Carissimo sindaco Sergio e carissimo consiglio comunale di Gaggiano,
Il mio saluto e la mia vicinanza a Voi in questo momento particolare della nostra vita sociale, ecclesiale, politica, motivato da questo virus COVID-19, che oltre a paralizzare la quotidianità della vita, crea preoccupazione, allarmismo, disagi.
Quello che forse rattrista è la nostra impotenza: possiamo fare tante cose, andare incontro alle persone sole, fragili con gesti di carità, possiamo ideare anche valide soluzioni igieniche, dare avvisi circa il suo contenimento, però le notizie che i social ci comunicano, non sono consolanti e confortevoli. In tutti noi, anche in me c’è preoccupazione. Vorrei con Voi con molta libertà, condividere questi pensieri, che ci aiutino ad avere fiducia nella provvidenza di Dio e nella medicina e contribuire dare uno sguardo collaborativo e di fierezza alla nostra comunità.
• Un primo pensiero è questo. Noi siamo abituati a prendere in mano le situazioni anche umane ed avere già soluzioni che si possono applicare in poche ore. In questo “strano momento” forse siamo chiamati a pensare non solo sulla situazione creata, ma sul dono, sul valore della vita in quanto tale. Anche noi, persone abituate a prendersi a cuore le situazioni della comunità, dobbiamo ragionare sulla vita.
• Un secondo pensiero è questo. Un medico, mio amico che fa servizio all’ospedale Sacco di Milano, l’altro giorno mi diceva: “Per noi medici, infermieri, volontari non esiste riposo, neppure ci rendiamo conto della giornata che inizia o finisce. Siamo chiamati a vivere fino in fondo la nostra professione, il nostro servizio. Si, in noi c’è paura del contagio, abbiamo la famiglia, i figli, però questa è la nostra professione. Il medico deve salvare la vita!”
Mi chiedo se anche noi abbiamo nel cuore questo modo di servire la comunità cristiana e civile oppure se spesso siamo sopraffatti da problemi o giudizi che non ci permettono di vivere fino in fondo il servizio. Anche questa occasione è un modo per verificare il mio amore alla comunità, di appartenere alla comunità.
• Un terzo pensiero. In questo triste momento, ci vengono date delle regole per contenere il virus, in modo possa raggiungere meno persone possibili. Queste regole, sono regole della buona educazione, del buon senso, dalla gestione di alcune pratiche quotidiane che vanno dal coltivare con più attenzione le relazioni con i vicini di casa alla solidarietà con tutta la comunità. Questa è anche un’occasione per volerci bene di più e per stimarci e sostenerci anche nelle diversità perche’ siamo tutti fratelli e sorelle.
Un anziano del nostro paese, mi diceva: “qualche mese fa, dicevamo: povera Cina! Sentivamo in Tv le tragiche notizie. Ora queste notizie riguardano noi, la nostra nazione, il nostro paese, magari le nostre famiglie. Questo ci fa capire che siamo tutti fratelli e sorelle e che tutto il mondo è paese”. La saggezza degli anziani, è sempre un invito a ravvedersi, a capire che dalle difficoltà si può uscire vittoriosi e che occorre lavorare, camminare, costruire, progettare, sempre insieme. Ciò che conta è concorrere al bene di tutti, ciascuno mettendo a disposizione il proprio talento. Nel Vangelo di Luca, 17 – 10 Gesù dice “Così anche voi, quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite – siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Sentiamoci vicini ed uniti in questo momento. Assicuro per ciascuno di Voi, la mia preghiera e cerchiamo sempre di essere alleati nel fare il bene, nel proporre il bene, perchè nel bene, Dio è presente.
Un abbraccio.
Don Piercarlo, insieme al consiglio pastorale della comunità pastorale